Se siete vegetariani o vegani, saprete sicuramente quanto è importante leggere le etichette dei prodotti che acquistiamo, ed in particolare per i prodotti alimentari e per i prodotti di cosmesi e di igiene personale che entrano a contatto diretto con la nostra pelle. Specialmente verso quei prodotti che sembrano sicuri, ma che in realtà nascondono brutte sorprese che ci colgono con l’inganno. Poco tempo fa a me è capitato di leggere in un supermercato gli ingredienti sul retro di una bottiglietta di sidro di mele…Potreste mai immaginare che in una bevanda tanto innocua ci siano ingredienti di origine animale? Ebbene, la brutta sorpresa è arrivata, poiché, tra i coloranti alimentari usati per il sidro, figurava anche la cocciniglia. Dunque, non solo il sidro non è un alimento vegano, ma non è neppure vegetariano, poiché la cocciniglia è un animale che viene allevato e ucciso per il suo colore. Si tratta quindi di colorante alimentare animale.
La cocciniglia è un colorante ricavato da alcuni parassiti delle piante (da non confondere con la comune coccinella), appartenente alla famiglia delle coccoidee, ed in particolare le femmine della specie Dactylopius,Dactylopius coccus (che vedete nella foto in basso… potete pensare di riuscire a berlo o mangiarlo?) e della specie Kermes vermilio.
Perché la cocciniglia? Questo insetto è purtroppo scelto per la colorazione di alimenti, di fibre e di altri materiali (come i colori per pitture di vario tipo) perché secerne un liquido molto denso e dal colore arancione/rosso intenso, che utilizza nel suo involucro esterno per proteggersi dai predatori. Proprio questa colorazione brillante è ciò che l’uomo “estrae” dall’animale, naturalmente uccidendolo in massa: basti pensare che per produrre un chilogrammo di colorante servono 100.000 insetti.
Per ottenere il colorante, si macina il carapace degli insetti (di solito li si uccide essiccandoli) per ottenerne una polvere, che poi viene trattata con acqua calda per estrarne l’acido carminico, la molecola colorata.
La cocciniglia viene purtroppo utilizzata per la produzione della maggior parte dei coloranti rossi nell’industria alimentare (si tratta del colorante E 120), e in misura minore per la tintura dei vestiti. Nell’archivio di Trashfood sono riportati diversi alimenti che contengono l’E 120. Tra gli alimenti più comuni consumati forse inconsapevolmente dai vegetariani (non parliamo dei salumi e gli hamburger industriali, che lo contengono per dare una colorazione maggiormente appetitosa alla carne), la cocciniglia si trova in prodotti per bambini come il Fruttolo, nel Campari (ecco da dove viene il suo colore rosso profondo), mentre la Lindt lo usa nei cioccolatini Lindt Passion.
Lo svantaggio principale di questo tipo di colorazione è che la sua produzione è abbastanza costosa, e può causare allergie nei soggetti predisposti.
C’è anche un altro crudele uso della cocciniglia: si tratta dell’alchemes, un liquore dal colore cremisi ottenuto da femmine di cocciniglia fecondate e poi essiccate in appositi allevamenti, diffusi in tutto il Messico, ma anche altrove.
Fate dunque attenzione a ciò che comprate e leggete sempre l’etichetta: un solo prodotto che contiene cocciniglia significa la vita di numerosissime di queste creaturine.

Cocciniglia

FONTI:

http://it.wikipedia.org/

http://salute.leonardo.it/